Cremona Musica: due appuntamenti sabato 30

Segnaliamo, tra gli altri, due interessanti appuntamenti che si terranno sabato prossimo 30 settembre nell’ambito di Cremona Musica.

Il primo, il seminario Attualità e strategie internazionali degli studi musicali, che si svolgerà tra le 10.30 e le 13.00 presso la Sala Amati, vedrà la presenza dei rappresentanti dei Conservatori di Parigi, Birmingham, Trossingen, Cracovia. I partecipanti, oltre a presentare l’articolazione degli studi presso le loro istituzioni, saranno invitati a misurarsi su alcuni temi di grande attualità per l’interesse suscitato presso studenti e docenti:

  • Il rapporto tra gli studi musicali precedenti il livello accademico e il livello di ingresso richiesto per gli studi accademici;
  • il rapporto tra la tradizione, il necessario aggiornamento e la conoscenza di nuove tradizioni culturali;
  • l’obbiettivo di un buon piano di studi: formazione del musicista o vittoria nelle competizioni? La concreta relazione tra una buona preparazione e il lavoro nel settore musicale.

Speaker:
Lamberto Coccioli, Conservatorio di Birmingham (UK), Marina Chiche, Conservatorio di Trossingen (Germania),  Zdzislaw Lapinski, Conservatorio di Cracovia (Polonia), Gretchen Amussen, Conservatorio di Parigi (Francia), Inna Faliks, UCLA (USA)

Coordina Ettore Borri, Conservatorio di Milano

Il Seminario sarà preceduto da una breve introduzione musicale della violinista Sara Dionisia Zenelli, studentessa presso ISSM “Claudio Monteverdi” di Cremona, e si terrà in italiano e inglese.

Nel pomeriggio, invece, dalle 14.30 alle 16.30 presso l’Area Edizioni Musicali, il workshop L’autoimprenditorialità degli studenti. Tenuto da Gretchen Amussen del Conservatorio di Parigi e organizzato da Cremona Fiere in collaborazione con Association Européenne des Conservatoires, si rivolge agli studenti che vogliono approfondire il tema dell’autoimprenditorialità, vale a dire le scelte e le soluzioni che possono portare i giovani musicisti a sviluppare in autonomia la propria carriera. Rivolto a studenti e docenti, è limitato a 15 presenze, e si svolgerà in italiano e in inglese. I colleghi interessati possono scrivere a redazione@docenticonservatorio.org.

La penisola italiana prima dell’avvento dei Politecnici (XXI sec. circa)

Sono stati finalmente pubblicati i dati statistici relativi al settore Afam per l’a.a. 2016/2017. Non però sul nuovissimo sito ustat.miur.it inaugurato il 9 marzo scorso (il c.d. Portale dei dati dell’Istruzione Superiore), ma piuttosto sul vecchio statistica.miur.it.

Tra i Conservatori che perdono più iscritti in valore assoluto, quelli di Lecce, Palermo e Vibo Valentia, tra quelli più in crescita, Cosenza e Bolzano. Tra gli ISSM ex pareggiati salgono Nocera Terinese, Ribera e Modena, scende Taranto.

Il confronto segnala un lieve incremento degli iscritti ai corsi pre-accademici (15.672), con i 747 di Cosenza:

 

 

Ma salgono anche gli iscritti ai Trienni (12.578, di cui 439 provenienti dai Licei Musicali), 610 a Roma, ma 489 a Salerno e ben 378 al Saint Louis Music Center:

     

E sono 5931 gli iscritti ai Bienni (con Roma e Milano appaiate):

     

L’incremento di iscritti ai corsi di Triennio nella fascia 15-19 anni è piuttosto sensibile:

     

C’è una lieve crescita di studenti stranieri:

     

Qui il confronto tra gli iscritti al Triennio per corso nel 2015/2016 e il 2016/2017:

 

 

 

E qui gli iscritti al Biennio per corso nel 2015/2016 e nel 2016/2017:

 

Infine la crescita piuttosto consistente, ancorché prevedibile, dati i nuovi accreditamenti, degli iscritti a corsi triennali presso istituzioni private autorizzate al rilascio di titoli Afam (+ 1331, compresi però gli istituti non musicali):

Nuovo testo del d.l. 322 Martini

NUOVO TESTO UNIFICATO ADOTTATO DALLA COMMISSIONE PER I DISEGNI DI LEGGE  NN. 322, 934, 972, 1616

NT2
MARTINI, RELATORE

Disposizioni in materia di statizzazione e razionalizzazione degli Istituti superiori musicali non statali e delle Accademie non statali di belle arti, nonché di istituzione dei Politecnici delle arti

Art. 1
(Statizzazione e razionalizzazione degli Istituti superiori musicali non statali e
delle Accademie non statali di belle arti)

1. Il processo di statizzazione degli Istituti superiori musicali non statali e delle Accademie non statali di belle arti di cui all’articolo 19, commi 4 e 5-bis, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, di seguito denominati “Istituzioni”, previsto dall’articolo 22-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, è avviato su domanda delle singole Istituzioni da presentare secondo le modalità ed entro il termine stabiliti con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentita l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, in modo tale da essere completato contestualmente per tutte le Istituzioni entro tre anni dalla data di entrata in vigore del suddetto decreto.

2. Le domande di cui al comma 1 sono esaminate da una commissione formata da cinque componenti, di cui tre designati dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, compreso il presidente, e due designati, rispettivamente, dal Ministro dell’economia e delle finanze e dal Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. La commissione accerta il possesso dei requisiti di cui al comma 3 e l’adempimento degli obblighi di cui ai commi 4 e 5 da parte di ogni Istituzione, ai fini del completamento del processo di statizzazione.

3. Entro il primo dei tre anni necessari al completamento del processo di statizzazione di cui al comma 1, la commissione di cui al comma 2 verifica che ogni Istituzione possieda i seguenti requisiti:
a) abbia approvato un bilancio consuntivo completo della situazione patrimoniale, che sia stato certificato anche dagli enti locali di riferimento;
b) sia in regola con il versamento degli oneri contributivi e previdenziali del personale;
c) indichi, ai sensi dell’articolo 19, comma 5, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, le unità di personale assunte secondo le disposizioni del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM).

4. Entro lo stesso termine di cui al comma 3, ogni Istituzione provvede alla ricognizione della propria dotazione organica e ne dà comunicazione al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. La consistenza della dotazione organica è pari alla somma delle unità di personale in servizio a tempo indeterminato e determinato all’inizio dell’anno accademico 2017-2018. L’incremento della dotazione organica è consentito esclusivamente a seguito di accordo con gli enti locali di riferimento e per un onere pari alla riduzione dei relativi trasferimenti statali agli enti stessi.

5. Entro il secondo dei tre anni necessari al completamento del processo di statizzazione di cui al comma 1, la commissione di cui al comma 2 verifica le situazioni debitorie pregresse di ogni Istituzione e, in presenza di debiti pregressi, che alla copertura degli stessi provveda l’ente locale di riferimento mediante stipula di specifico accordo con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. In assenza di tale accordo il processo di statizzazione non può avere luogo.

6. Entro il terzo dei tre anni necessari al completamento del processo di statizzazione di cui al comma 1, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, su proposta della commissione di cui al comma 2 e sentita l’ANVUR, definisce la configurazione dei Politecnici di cui all’articolo 2 e avvia la costituzione degli stessi ai sensi del medesimo articolo 2.

7. A seguito del completamento del processo di statizzazione, gli Istituti superiori musicali non statali e le Accademie non statali di belle arti assumono, rispettivamente, la denominazione di Conservatori di musica e di Accademie di belle arti. Ciascuna Istituzione mantiene lo status di Istituzione statale autonoma fino alla costituzione dei Politecnici di cui all’articolo 2.

8. A seguito del completamento del processo di statizzazione si procede all’inquadramento del personale delle Istituzioni nel rispetto dei seguenti criteri:
a) inquadramento automatico nei ruoli statali a tempo indeterminato del personale del comparto AFAM, per coloro che entro l’inizio dell’anno accademico 2017-2018 sono stati assunti con procedure concorsuali o che sono collocati in graduatorie nazionali;
b) possibilità, per il restante personale che all’inizio dell’anno accademico 2017-2018 abbia maturato almeno tre anni di servizio negli ultimi otto, di permanere in servizio con contratto a tempo determinato per un periodo massimo di due anni accademici a decorrere dal primo anno accademico successivo al compleatamento del processo di statizzazione; possibilità di partecipare nel corso dei due anni accademici a procedure concorsuali riservate per titoli ed esami prevedendo, in caso di superamento, l’inquadramento nei ruoli statali a tempo indeterminato del personale del comparto AFAM e, in caso di mancato superamento delle procedure concorsuali, la cessazione dal servizio alla scadenza del contratto a tempo determinato.

9. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentita l’ANVUR, sono stabiliti i criteri di ripartizione annuale delle risorse stanziate per la statizzazione ai sensi dell’articolo 8 della presente legge, tenuto conto, per ciascuna Istituzione, della domanda di formazione a livello accademico, del rapporto numerico tra studenti e docenti, del numero degli studenti iscritti, della consistenza della dotazione organica, della percentuale di personale assunto con procedure concorsuali e della situazione economico-finanziaria.

10. All’articolo 22-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50 convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 2 è sostituito dal seguente: “2. I processi di cui al comma 1 sono disciplinati con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentita l’ANVUR, nel rispetto dei principi di cui all’articolo 2, commi 7, lettera d), e 8, lettere a), b), c), e) e 1), della legge 21 dicembre 1999, n. 508”;
b) al comma 3 le parole: “del Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta” sono soppresse.

Art. 2
(Politecnici delle arti)

1. Al fine di tutelare, valorizzare e promuovere la formazione in ambito artistico quale componente fondamentale del patrimonio culturale del Paese, entro il terzo dei tre anni necessari al completamento del processo di statizzazione di cui al comma 1, con uno o più regolamenti da emanare ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentite le competenti Commissioni parlamentari, si provvede alla riorganizzazione della rete territoriale del sistema dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, costituito dalle Accademie di belle arti statali e non statali, di cui all’articolo 19, commi 4 e 5-bis, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2014, n. 128, dai Conservatori di musica statali, dagli Istituti superiori musicali non statali, dagli Istituti superiori per le industrie artistiche (ISIA), di seguito denominate “Istituzioni AFAM”, sentite le stesse, mediante l’istituzione di non più di venti Politecnici delle arti, di seguito denominati “Politecnici”, di ambito regionale o interregionale, in cui le Istituzioni AFAM confluiscono sulla base della contiguità territoriale, della complementarietà, dell’integrazione e della valorizzazione dell’offerta formativa salvaguardando la propria l’identità e il proprio ruolo nel territorio. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano all’Accademia nazionale di arte drammatica e all’Accademia nazionale di danza.

2. I Politecnici sono costituiti tra le Istituzioni AFAM della stessa o di diversa tipologia, previa verifica del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, che vi provvede sentita l’ANVUR, del possesso da parte delle singole Istituzioni AFAM dei requisiti necessari ai fini dell’accreditamento di cui all’articolo 5.

3. I Politecnici godono di autonomia statutaria, didattica, organizzativa, regolamentare, finanziaria e contabile. I Politecnici possono articolarsi al proprio interno in dipartimenti omogenei dal punto di vista dell’offerta formativa, cui afferiscono almeno quaranta docenti di ruolo o a tempo determinato. I Politecnici possono altresì federarsi con università statali, ai sensi dell’articolo 3 della legge 30 dicembre 2010, n. 240.

4. Nell’attuazione della loro finalità istituzionale volta alla formazione professionalizzante, i Politecnici hanno i seguenti compiti:
a) organizzazione dei corsi di formazione propedeutica in attuazione di quanto previsto dall’articolo 15 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 60, e dei corsi di primo livello;
b) svolgimento dei corsi di secondo livello anche per favorire la circolazione degli studenti tra le Istituzioni AFAM e l’accesso ai moduli specialistici delle discipline mediante una programmazione congiunta;
c) attivazione di corsi di terzo livello, previe regolamentazione e valutazione dei dottorati di ricerca secondo le norme vigenti, tenuto conto della specificità del settore, con particolare riferimento ai corsi accademici di formazione alla ricerca riservati a istituzioni regolate da convenzioni inter-istituzionali;
d) incentivazione dell’internazionalizzazione mediante protocolli e accordi con strutture musicali, artistiche e culturali europee e internazionali di pari livello o di livello superiore e la partecipazione ad esperienze in ambito Erasmus e internazionali per studenti e docenti.

5. Sono organi di governo dei Politecnici:
a) il direttore;
b) il consiglio di amministrazione;
c) il consiglio accademico;
d) il direttore amministrativo;
e) il collegio dei revisori dei conti;
f) il nucleo di valutazione.

6. Il direttore è nominato dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, con incarico della durata di sei anni non rinnovabile al fine di garantire una direzione unitaria del Politecnico, su indicazione del consiglio accademico, fra i componenti di un elenco di personalità, anche straniere, di alta e riconosciuta qualificazione ed esperienza nel campo dell’alta formazione artistica e musicale, nonché in possesso di qualificate esperienze di gestione economica e organizzativa, definito da un comitato nazionale appositamente costituito con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Il trattamento economico del direttore è disciplinato con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Il direttore è responsabile del perseguimento delle finalità del Politecnico, assicura unità di indirizzo strategico tra gli organi di governo e svolge funzioni di impulso e di coordinamento delle attività artistiche, scientifiche e didattiche. Il direttore è il rappresentante legale del Politecnico ed è il garante della speciale autonomia di cui gode lo stesso. In particolare:
a) convoca e presiede il consiglio di amministrazione, stabilendone altresì l’ordine del giorno, e svolge funzioni di iniziativa e di proposta in relazione alle deliberazioni da sottoporre al consiglio stesso riguardanti la programmazione e la gestione amministrativo-finanziaria generale del Politecnico, nonché di vigilanza sulla loro attuazione;
b) formula al consiglio di amministrazione la proposta per il conferimento dell’incarico di direttore amministrativo e per la nomina dei componenti e del presidente del nucleo di valutazione;
c) cura le iniziative relative agli accordi con altri enti, nazionali e internazionali, aventi carattere istituzionale, gestionale e finanziario;
d) si adopera per assicurare al Politecnico le risorse necessarie alla realizzazione del piano strategico annuale e pluriennale;
e) promuove e cura le relazioni del Politecnico con il contesto esterno e, in particolare, con le istituzioni del territorio;
f) in caso di necessità e urgenza assume, d’intesa con il direttore amministrativo, i provvedimenti provvisori nelle materie di competenza del consiglio di amministrazione, presentandoli per la ratifica nella seduta immediatamente successiva;
g) predispone, anche sulla base delle linee generali di indirizzo adottate dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, ai sensi dell’articolo 4, sentito il consiglio accademico, il piano strategico annuale e pluriennale e lo trasmette al consiglio stesso per la successiva presentazione al consiglio di amministrazione; ne cura e coordina l’attuazione dopo l’approvazione del consiglio di amministrazione;
h) esercita ogni attribuzione demandatagli dalle norme e dai regolamenti vigenti, nonché ogni altra funzione non espressamente attribuita ad altri organi.

7. Il consiglio di amministrazione è composto dal direttore del Politecnico, con funzione di presidente, da un rappresentante della regione o delle regioni ove hanno sede le Istituzioni AFAM componenti il Politecnico, da un rappresentante dei docenti, dal presidente del consiglio degli studenti e da un rappresentante del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Il consiglio di amministrazione, in attuazione delle linee di intervento e sviluppo della didattica, della ricerca e della produzione proposte dal consiglio accademico, stabilisce gli obiettivi ed i programmi del Politecnico e sovraintende alla gestione amministrativa e finanziaria dello stesso. In particolare:
a) delibera, sentito il consiglio accademico, lo statuto ed i regolamenti di gestione ed organizzazione, nonchè sulle proposte di attivazione e disattivazione dei dipartimenti formulate dal consiglio accademico stesso;
b) definisce la programmazione della gestione economica dell’istituzione;
c) delibera sulle proposte di reclutamento del personale formulate dal consiglio accademico; approva, ad invarianza di spesa, le modifiche della dotazione organica del Politecnico da comunicare al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca;
d) approva il bilancio di previsione, le relative variazioni, e il rendiconto consuntivo;
e) vigila sulla conservazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare e mobiliare del Politecnico, tenuto conto delle esigenze didattiche, scientifiche e di ricerca;
f) nomina, su proposta del direttore, i componenti e il presidente del nucleo di valutazione;
g) conferisce, su proposta del direttore, l’incarico di direttore amministrativo;
h) individua, ai sensi dell’articolo 55-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, l’ufficio competente per i procedimenti disciplinari, sulla base di indicazioni generali definite con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.

8. Il consiglio accademico è composto dal direttore del Politecnico, con funzione di presidente, dai direttori delle Istituzioni AFAM componenti il Politecnico e dai docenti responsabili dei dipartimenti in cui si articola il Politecnico, ai sensi del comma 3. Il consiglio accademico è l’organo di indirizzo scientifico e didattico delle istituzioni e collabora con il direttore nell’azione di indirizzo, programmazione e coordinamento delle attività didattiche e di ricerca, nella definizione dei piani scientifici, didattici e nelle attività di produzione artistica. In particolare:
a) propone al consiglio di amministrazione il piano delle attività didattiche, scientifiche e artistiche, tenuto conto della coerenza tra obiettivi e risorse disponibili;
b) propone al consiglio di amministrazione l’attivazione e la disattivazione dei dipartimenti;
c) formula proposte al consiglio di amministrazione in materia di reclutamento del personale;
d) adotta gli atti necessari all’approvazione dell’offerta formativa;
e) svolge funzioni di coordinamento e di raccordo fra le strutture accademiche;
f) esprime parere sul bilancio preventivo e sul rendiconto consuntivo;
g) esercita funzioni consultive e propositive in relazione allo statuto ed ai regolamenti di competenza del consiglio di amministrazione.

9. Il direttore amministrativo è nominato dal consiglio di amministrazione, su proposta del direttore, con incarico della durata di tre anni, rinnovabile, tra personalità di elevata qualificazione e comprovata esperienza professionale; nel caso in cui l’incarico sia conferito a un dipendente pubblico, quest’ultimo è collocato in aspettativa senza assegni per tutta la durata dell’incarico. Il trattamento economico del direttore amministrativo è disciplinato con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze. Il direttore amministrativo è responsabile, nel quadro degli indirizzi approvati dal consiglio di amministrazione, della complessiva gestione e organizzazione e del coordinamento degli uffici e dei servizi, del personale tecnico-amministrativo del Politecnico e delle risorse strumentali. In particolare:
a) coadiuva, nell’ambito delle proprie competenze, il direttore e gli altri organi nell’esercizio delle loro funzioni e cura, per la parte di sua responsabilità, l’attuazione delle relative direttive e deliberazioni;
b) propone al direttore lo schema generale di organizzazione della struttura gestionale e le linee di sviluppo e di incentivazione del merito del personale tecnico-amministrativo, ne definisce il piano attuativo e ne cura la realizzazione;
c) attribuisce gli incarichi di coordinamento delle strutture gestionali e di servizio;
d) adotta ed è responsabile delle misure necessarie ad assicurare un adeguato controllo sulla regolare tenuta della contabilità e sulla corretta redazione del bilancio, secondo le modalità stabilite dal regolamento per la finanza e la contabilità;
e) è responsabile del coordinamento degli uffici del Politecnico e del personale amministrativo e tecnico, inclusa l’attività disciplinare secondo quanto previsto dall’articolo 55-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001.

10. Il collegio dei revisori dei conti esercita la funzione di controllo contabile. Esso è composto da tre membri di cui due nominati dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e uno dal Ministero dell’economia e delle finanze. Almeno uno dei componenti deve essere iscritto all’albo dei revisori contabili. Il collegio è presieduto dal componente con la maggiore anzianità di iscrizione all’albo dei revisori contabili.

11. Il nucleo di valutazione è costitutito da tre componenti nominati dal consiglio di amministrazione, sentito il consiglio accademico, di cui due esterni. Esso esercita la funzione di valutazione interna, provvede ai compiti a supporto dei processi di accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi sulla base degli indirizzi dell’ANVUR e in particolare:
a) verifica il grado di raggiungimento degli obiettivi didattici e di ricerca stabiliti dal piano strategico e i livelli di qualità conseguiti dalle strutture accademiche;
b) redige una relazione annuale sulle attività e sul funzionamento del Politecnico sulla base di criteri generali determinati dall’ANVUR;
c) acquisisce periodicamente, mantenendone l’anonimato, le opinioni degli studenti sulle attività didattiche, dandone conto nella relazione annuale di cui alla lettera b);
d) svolge le funzioni di organismo indipendente di valutazione della prestazione, ai sensi dell’articolo 14 del decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150.

12. Fatta salva la possibilità di concorrere all’attribuzione degli incarichi di cui al comma 9, il ruolo dei direttori amministrativi delle Istituzioni AFAM, di cui all’articolo 259 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, è trasformato in ruolo ad esaurimento.

13. Ogni Politecnico ha la propria autonoma dotazione organica di personale docente, amministrativo e tecnico. In sede di prima applicazione, con regolamento adottato ai sensi del comma 1, è attribuita a ciascun Politecnico una dotazione organica corrispondente al raggruppamento delle dotazioni organiche riconosciute alle singole Istituzioni AFAM. Ciascun Politecnico, nell’ambito della propria autonomia, può modificare la propria dotazione organica, ai sensi del comma 7, lettera c), del presente articolo, sulla base di criteri concernenti l’offerta formativa, la proporzione numerica tra gli studenti e i docenti e la disponibilità di risorse, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

14. I titoli di studio rilasciati dai Politecnici sono equivalenti ad ogni effetto di legge a quelli rilasciati dalle università al termine di cicli di studi di eguale durata e livello. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, con proprio decreto, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, stabilisce l’equivalenza con le classi di laurea universitarie secondo quanto previsto dall’articolo 1, commi da 102 a 107, della legge 24 dicembre 2012, n. 228.

Art. 3
(Direttore delle Istituzioni AFAM componenti il Politecnico)

1. A decorrere dalla costituzione dei Politecnici, i docenti delle Istituzioni AFAM componenti i Politecnici eleggono un direttore, con mandato di tre anni, scelto tra i docenti di prima fascia, con il compito di coordinare la programmazione dell’Istituzione stessa nell’ambito di quella complessiva definita dal Politecnico. Il direttore è coadiuvato da un consiglio consultivo formato da tre o cinque docenti in base alle dimensioni dell’Istituzione, rappresentanti di diverse aree formative, e da uno studente designato dalla consulta degli studenti di cui all’articolo 4, comma 1, lettera h), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 febbraio 2003, n.132.

Art. 4
(Programmazione e valutazione delle Istituzioni AFAM e dei Politecnici)

1. A decorrere dall’anno 2018, il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentiti l’ANVUR e il Consiglio nazionale per l’alta formazione artistica e musicale (CNAM), definisce con decreto di natura non regolamentare le linee generali di indirizzo triennale delle Istituzioni AFAM e, dal momento della loro costituzione, dei Politecnici, nonché i parametri e i criteri per la valutazione dei programmi delle Istituzioni AFAM e dei Politecnici. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca riferisce alle Camere sull’esito della valutazione al termine di ciascun triennio, con apposita relazione. Dei risultati della programmazione delle Istituzioni AFAM e dei Politecnici si tiene conto nella ripartizione del finanziamento ordinario di cui all’articolo 6.

2. Fino alla costituzione dei Politecnici, le Istituzioni AFAM adottano programmi triennali coerenti con le linee generali di indirizzo di cui al comma 1, tenuto altresì conto delle risorse acquisibili autonomamente.

3. A decorrere dal secondo triennio di programmazione i Politecnici e le altre Istituzioni AFAM non statali adottano programmi triennali coerenti con le linee generali di indirizzo di cui al comma 1 prevedendo:
a) i corsi di studio da istituire e attivare, subordinatamente all’accreditamento di cui all’articolo 5;
b) i programmi di internazionalizzazione;
c) i programmi di sviluppo della produzione artistica e della ricerca scientifica, tenuto conto dei risultati della valutazione della qualità della produzione e della ricerca effettuata periodicamente dall’ANVUR;
d) le azioni per il sostegno ed il potenziamento dei servizi e degli interventi a favore degli studenti, anche nel rispetto di quanto previsto dal decreto legislativo 29 marzo 2012, n. 68.

Art. 5
(Accreditamento delle sedi delle Istituzioni AFAM e dei corsi di studi)

1. Con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, su proposta dell’ANVUR formulata in coerenza con le linee generali d’indirizzo di cui al comma 1 dell’articolo 4, sono definiti i tempi di prima attuazione, i criteri e i parametri per l’accreditamento iniziale e periodico delle sedi delle Istituzioni AFAM, e dei corsi di studi, volti a valutare e verificare i requisiti didattici, strutturali ed organizzativi degli stessi, la qualificazione dei docenti e la qualità della produzione artistica e della ricerca, nonché la sostenibilità economico-finanziaria delle attività. L’accreditamento ovvero la revoca dell’accreditamento sono disposti con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentita l’ANVUR. L’accreditamento costituisce presupposto necessario per l’istituzione di nuove sedi e di corsi di studi.

2. Le sedi e i corsi di studi che non ottengono l’accreditamento o ai quali l’accreditamento è revocato ai sensi del comma 1 sono soppressi, fermo restando il diritto degli studenti iscritti a completare il corso di studi in altra sede.

3. Ai fini dell’accreditamento delle sedi e dei corsi di studi, nonché di orientamento degli studenti e di promozione del diritto allo studio, con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sentiti l’ANVUR e il Garante per la protezione dei dati personali, è costituita, senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica, l’Anagrafe nazionale degli studenti e dei diplomati delle Istituzioni AFAM e dei Politecnici, contenente i dati individuali relativi agli studenti e ai diplomati che le Istitutzioni AFAM e i Politecnici sono tenute annualmente a trasmettere al medesimo Ministero.

Art. 6
(Finanziamento ordinario delle Istituzioni AFAM e dei Politecnici)

1. A decorrere dall’esercizio finanziario 2018 le risorse finanziarie di parte corrente destinate dallo Stato alle Istituzioni statali AFAM e, dal momento della loro costituzione, ai Politecnici, sono iscritte in un’unica autorizzazione di spesa destinata al finanziamento ordinario degli stessi, relativa alla quota a carico del bilancio dello Stato delle spese per il funzionamento e le attività istituzionali, con esclusione degli oneri stipendiali e contributivi e del salario accessorio per il personale docente e non docente.

Art. 7
(Graduatorie nazionali a esaurimento e disposizioni in materia di turn over del personale)

1. A decorrere dall’anno accademico 2018-2019, le graduatorie nazionali di cui all’articolo 19, comma 2, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2013, n. 128, sono trasformate in graduatorie nazionali a esaurimento, utili per l’attribuzione degli incarichi di insegnamento con contratto a tempo indeterminato e determinato.

2. A decorrere dall’anno accademico 2018-2019, il turn over del personale delle Istituzioni AFAM statali è pari al 100 per cento dei risparmi derivanti dalle cessazioni dal servizio dell’anno accademico di riferimento cui si aggiunge il 50 per cento della spesa sostenuta nell’anno accademico in corso per la copertura dei posti vacanti della dotazione organica con contratti a tempo determinato, prevedendo la contestuale e definitiva riduzione di tale valore.

Art. 8
(Copertura finanziaria)

1. Agli oneri derivanti dall’attuazione della presente legge si provvede a valere sul fondo di cui all’articolo 22-bis, comma 3, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, integrato con uno stanziamento di 5 milioni di euro per l’anno 2018, di 15 milioni di euro per l’anno 2019 e di 30 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2020 e ripartito con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca ai sensi dell’articolo 1, comma 9.

2. Agli oneri di cui al comma 1, pari a 5 milioni di euro per l’anno 2018, a 15 milioni di euro per l’anno 2019 e a 30 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2020, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2017-2019, nell’ambito del programma “Fondi di riserva e speciali” della missione “Fondi da ripartire” dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2017, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.

 

Il personale docente dei Conservatori I dati 2016/17

Dalle ultime rilevazioni dell’anno 2016/17 pubblicate sul sito dall’Ufficio di statistica del MIUR risulta un netto incremento del numero dei docenti a contratto (oltre 300 nuove assunzioni). Il numero di docenti di ruolo e a tempo determinato resta invece sostanzialmente invariato. Questo a conferma di una tendenza che emerge da diverso tempo: negli ultimi cinque anni gli insegnanti a contratto sono infatti quasi raddoppiati, (da 1123 a 2185) ed oggi sono circa il 44% rispetto al numero dei docenti di ruolo.

 

Personale docente Conservatori
A tempo indeterminato A tempo determinato Personale a contratto/progetto TOTALI
(di ruolo) (supplenti)
totale m f totale m f totale m f
2005/06 5064 3413 1651 333 239 94 468 335 133
2006/07 5073 3415 1658 385 283 102 62 39 23 5520
2007/08 4923 3327 1596 503 353 150 500 376 124 5926
2008/09 4844 3263 1581 627 449 178 610 415 195 6081
2009/10 4726 3171 1555 737 525 212 517 383 134 5980
2010/11 4618 3103 1515 874 587 287 493 343 150 5985
2011/12 4487 3030 1457 858 623 235 522 371 151 5867
2012/13 4406 3000 1406 983 726 257 841 608 233 6230
2013/14 4329 2935 1394 1077 788 289 1277 960 317 6683
2014/15 4329 2991 1412 974 721 253 1368 1005 363 6671
2015/16 4455 3024 1431 933 703 230 1367 1027 340 6755
2016/17 4452 3024 1428 947 716 231 1600 1168 432 6999
Personale docente Istituti Superiori di Studi Musicali
A tempo indeterminato (di ruolo) A tempo determinato (supplenti) Personale a contratto/progetto TOTALI
totale m f totale m f totale m f
2005/06 490 326 164 174 122 52 34 12 22 698
2006/07 461 306 155 160 117 43 41 25 16 662
2007/08 521 354 167 126 80 46 73 50 23 720
2008/09 605 431 174 128 88 40 145 97 48 878
2009/10 550 360 190 113 84 29 167 109 58 830
2010/11 522 356 166 122 90 32 203 138 65 847
2011/12 517 355 162 125 97 28 254 168 86 896
2012/13 511 342 169 122 89 33 282 192 90 915
2013/14 490 339 151 127 95 32 425 268 157 1042
2014/15 486 330 156 116 82 34 482 341 141 1084
2015/16 433 294 139 118 83 35 506 344 162 1057
2016/17 429 294 135 107 85 22 585 397 188 1121
Totali docenti 2016/17 Conservatori e ISSM
A tempo indeterminato (di ruolo) A tempo determinato (supplenti) Personale a contratto/progetto TOTALI
totale m f totale m f totale m f
2014/15 4889 3321 1568 1090 803 287 1850 1346 504 7829
2015/16 4888 3318 1570 1051 786 265 1873 1371 502 7812
2016/17 4881 3318 1563 1054 801 253 2185 1565 620 8120

322, i cardini del Nuovo Testo

Commissione VII del Senato, 20 settembre 2017

IN SEDE REFERENTE

(322) Manuela GRANAIOLA ed altri.  –  Norme per la statizzazione degli istituti musicali pareggiati

(934) TORRISI ed altri.  –  Disposizioni per la statizzazione degli ex Istituti musicali pareggiati

(972) Stefania GIANNINI.  –  Disposizioni per la statizzazione degli Istituti musicali pareggiati

(1616) MARCUCCI.  –  Norme per la statalizzazione degli ex Istituti musicali pareggiati

(Seguito dell’esame congiunto e rinvio)

Prosegue l’esame congiunto, sospeso nella seduta del 10 gennaio.

 

Il relatore MARTINI (PD) fornisce alcuni aggiornamenti di metodo e di merito sul prosieguo dell’iter, tenuto conto delle evoluzioni intercorse negli ultimi mesi a partire dall’audizione del ministro Valeria Fedeli, svolta nella seduta del 26 aprile scorso, fino alle disposizioni introdotte nel decreto-legge n. 50 del 2017 (cosiddetta “manovrina”). Ricorda infatti che, alla luce delle norme sulla statizzazione già previste dal citato decreto-legge, si è reso necessario modificare il testo unificato a sua firma, di cui annuncia pertanto una riformulazione che presenterà entro domani mattina (21 settembre).

Precisa dunque che il nuovo testo si baserà sull’impostazione del precedente, richiamando e integrando anche le previsioni del citato decreto-legge n. 50. I cardini delle modifiche sono i seguenti:

  1. la statizzazione sarà prevista per tutti, su richiesta, e non solo per una parte di istituti;
  2. il processo di statizzazione sarà articolato in tre anni;
  3. dal testo saranno espunte le deleghe;
  4. sarà inserito un articolo sulla programmazione;
  5. sarà introdotto un finanziamento aggiuntivo rispetto a quello già previsto dalla legislazione vigente, pari a 50 milioni di euro, di cui 20 milioni a carico del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e 30 milioni provenienti da altri capitoli di bilancio.

Ritiene dunque importante dare tali comunicazioni fin d’ora, onde consentire alla Commissione di discutere sulla presentazione di emendamenti, con tempi congrui.

Riepiloga altresì i capisaldi dell’articolato, secondo cui la statizzazione avverrà in maniera non obbligatoria, i debiti pregressi non saranno ostativi ma saranno a carico degli enti locali e sarà confermata la costituzione dei Politecnici, con modalità più flessibili. Si prevede altresì una semplificazione della governance imperniata sul Politecnico quale sede di programmazione.

Svolge dunque alcune riflessioni di carattere procedurale e di merito. Quanto al primo aspetto, riconosce che i tempi di esame sono alquanto stretti, tenuto conto che si è ancora in prima lettura. Suggerisce dunque a tutti i Gruppi di avviare una interlocuzione con gli omologhi schieramenti della Camera dei deputati onde condividere il percorso da intraprendere. Occorre altresì individuare uno spazio adeguato per l’esame dell’Aula, dato che tra circa un mese inizierà la sessione di bilancio. A tale ultimo riferimento, reputa necessario mantenere uno stretto contratto con la legge di bilancio per dare certezza alle risorse, ipotizzando che essa possa rappresentare un secondo binario di azione.

Sul piano del merito, puntualizza che la statizzazione è collegata al riordino, come nel testo precedente, non soltanto per corrispondere ad una richiesta del Ministero dell’economia e delle finanze ma anche perché occorre una valutazione complessiva del sistema proprio a seguito della statizzazione. Afferma comunque che il riordino deve salvaguardare tutti gli istituti e pertanto nessuna sede sarà dismessa o accorpata, mentre ciò che cambierà saranno la governance e l’organicità della programmazione, nella prospettiva di riqualificare l’offerta e di superare eventuali duplicazioni.

Riconosce comunque che il testo che si accinge a presentare non rappresenta la soluzione per tutte le questioni pendenti, tanto più che sono in via di elaborazione i regolamenti attuativi della legge n. 508 del 1999, su cui il ministro Valeria Fedeli ha assicurato l’impegno del Dicastero a provvedere.

Tiene altresì a precisare che alcuni temi non sono per ora affrontati nel testo ma potranno essere esaminati durante l’iter; richiama in particolare i temi della sorte degli istituti che decideranno di non entrare nei Politecnici, nonché del regime pubblicistico.

Considerate la delicatezza dell’argomento, l’urgenza di intervenire e la speranza viva tra gli operatori di settore, confida in una discussione franca e costruttiva tra tutte le forze politiche, dichiarandosi disponibile a valutare tutte le proposte che saranno avanzate.

 

Il senatore BOCCHINO (Misto-SI-SEL) ringrazia il relatore per il dettagliato aggiornamento, apprezzandone altresì la franchezza. Nel riservarsi di valutare il testo, rileva tuttavia criticamente che la cosiddetta “manovrina” era stata descritta come la soluzione per il sistema dell’Alta formazione artistica e musicale (AFAM) mentre dalle dichiarazioni del relatore si comprende il fallimento di quel provvedimento, che occorre infatti rivedere. Mette dunque in risalto il dato politico relativo alle modalità con cui il Governo ha inteso affrontare il tema dell’Alta formazione.

Reputa comunque necessaria una riflessione seria sulla tempistica, proprio tenuto conto che la legge di bilancio ha dei tempi certi. Dati i limiti temporali già preannunciati dal relatore, si augura che non vengano imposte tappe forzate, tanto più che ancora una volta la statizzazione viene abbinata al riordino in ossequio alla visione del Dicastero dell’economia. Si domanda dunque come mai per procedere alla statizzazione pare necessario costituire i Politecnici, in un lasso di tempo per giunta ristretto. Nel riservarsi di valutare l’atteggiamento da assumere durante l’iter, rifiuta qualsiasi scorciatoia, atteso che sui Politecnici – la cui istituzione non può essere affatto una decisione affrettata – ci sono posizioni discordanti all’interno del comparto.

 

La senatrice BLUNDO(M5S) ringrazia il relatore per la disponibilità al confronto e per il riconoscimento della dimensione unitaria del sistema. Riscontra tuttavia che le affermazioni del senatore Bocchino risultano ben fondate, date le contraddizioni evidenti rispetto a quanto disposto dal decreto-legge n. 50. Augurandosi che la maggioranza e il Governo avviino una seria fase di ascolto, sollecita il pieno scorrimento delle graduatorie e conferma che il tema dei Politecnici non risulta del tutto condiviso.

Concorda invece con l’adesione volontaria al processo di statizzazione, anche se occorre a suo avviso normare la sorte di coloro i quali decidono di restarne fuori, onde non lasciare aspetti indefiniti.  Nella consapevolezza che bisogna dare risposte celeri al comparto, sollecita un percorso di collaborazione, anche eventualmente intervenendo in sede di legge di bilancio.

 

La senatrice Elena FERRARA (PD) dà atto al relatore di aver svolto un difficile lavoro di sintesi mantenendo coerentemente i contenuti principali della propria proposta, frutto a sua volta di diverse istanze. Nel ribadire la situazione emergenziale venutasi a creare per l’inattuazione della legge n. 508, invita a tener conto del fatto che il decreto-legge n. 50 ha consentito al Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca di dare una prima risposta anche attraverso lo stanziamento di risorse, a dimostrazione della precisa volontà di agire, come confermato anche dalla Ministra.

La proposta del relatore prevede peraltro anche un ulteriore stanziamento di fondi su un triennio, a compimento del processo di riordino che già era previsto nel testo di partenza nonché, per quanto attiene ai Politecnici, proprio nella legge n. 508. Dopo aver ricordato che è in dirittura di arrivo il regolamento sul reclutamento, afferma che il percorso finora intrapreso, seppur accidentato, è stato sempre caratterizzato da obiettivi condivisi, in un’ottica coerente. Ritiene comunque che, una volta valutato il testo, si possa entrare nel merito delle singole proposte.

 

Il senatore CONTE (AP-CpE-NCD) esprime a sua volta un ringraziamento al relatore per l’aggiornamento offerto, auspicando comunque che si giunga a soluzione senza utilizzare lo strumento della legge di bilancio, che sarebbe a suo avviso riduttivo. Invita dunque tutte le forze politiche ad assumersi l’impegno di accelerare i tempi per affrontare le numerose problematiche, tra cui ad esempio il riordino della governance, la stabilizzazione dei docenti, la penuria di risorse, anche a causa dei diversi passaggi di competenze tra gli enti locali.

 

Il presidente MARCUCCI (PD) fa presente che la logica della riorganizzazione era presente fin dall’inizio, non soltanto per una sollecitazione dell’Economia ma anche per una esigenza complessiva di riordino del settore. Nell’apprezzare le affermazioni del senatore Conte, auspica che si possa proseguire il lavoro in Commissione fermo restando che la legge di bilancio, benché non sia la sede privilegiata, può rappresentare uno strumento eventuale di approdo.

 

Il relatore MARTINI (PD) precisa di non aver proposto alcuna scorciatoia, al punto che ha voluto delineare già oggi i tratti principali del testo proprio per non comprimere i tempi. Ritiene infatti che la soluzione ottimale sia di giungere in Aula prima della legge di bilancio, altrimenti si rischia di trasmettere il provvedimento alla Camera dei deputati all’inizio dell’anno prossimo. Si rimette comunque alle decisioni della Presidenza circa l’organizzazione dei lavori, invitando a non creare contrapposizioni tra il nuovo testo che si accinge a presentare e la legge di bilancio.

Puntualizza altresì che fino ad ora il sostegno governativo alla statizzazione si è avuto proprio grazie alla proposta di avviare contemporaneamente un processo di riordino, che – ricorda – sarà triennale, con la previsione dunque di diverse fasi di assestamento.

 

Il PRESIDENTE invita il relatore a presentare il nuovo testo entro domani alle ore 14, impegnandosi a trasmetterlo contestualmente a tutti i senatori. Propone pertanto di prevedere, alternativamente, una seduta plenaria domani alle ore 14 per la fissazione del termine degli emendamenti, oppure di fissare fin d’ora detto termine a martedì o mercoledì prossimo.

 

La senatrice PETRAGLIA (Misto-SI-SEL), nel riservarsi di valutare il testo, ritiene che i tempi debbano essere congrui per tutti. Lamenta infatti che ogni qual volta si affronta il tema della scuola e della formazione, come è accaduto con la legge n. 107 del 2015, si subisce una accelerazione dell’iter.

Pur riconoscendo a sua volta che sull’AFAM si discute da vari anni con unità di intenti, rileva criticamente le profonde contraddizioni del ministro Valeria Fedeli, la quale ha dapprima caldeggiato la prosecuzione dell’esame dei disegni di legge in titolo e poi ha sostenuto l’introduzione di norme parziali sulla statizzazione nel decreto-legge n. 50 del 2017. Prende atto dunque che le risorse sono legate esclusivamente a decisioni politiche.

Affermando la volontà di un confronto serio purchè vengano fissati dei punti fermi, chiede di disporre di un tempo più ampio per la presentazione degli emendamenti, tanto più che sulla riorganizzazione ci sono ipotesi contrastanti.

 

Su proposta del PRESIDENTE, la Commissione conviene di fissare a giovedì 28 settembre, alle ore 12, il termine per la presentazione degli emendamenti al nuovo testo del relatore, nel presupposto che esso venga depositato entro domani e contestualmente trasmesso a tutti i senatori.

 

Un Daspo per Sovrintendenti?

Nel corso del dibattito sul DDL Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia (2287-BIS), recentemente approdato in aula al Senato, si sono avuti ieri, tra gli altri, gli interventi della relatrice De Giorgi (PD) e del Ministro Franceschini che qui riportiamo, tralasciando per mere ragioni di sintesi le risposte al senatore Giovanardi e alla sua difesa dell’utilizzo degli animali nei circhi…

Rosa Maria Di Giorgi: 

Signor Presidente, utilizzerò pochissimo tempo per rispondere ad alcune delle interessanti sollecitazioni che sono venute dai colleghi, a seguito anche di un percorso molto condiviso del provvedimento in esame. Procedo sulla base dell’ordine degli interventi fatti in Assemblea nella seduta di giovedì scorso. […]

Tutto il settore dello spettacolo è disciplinato con decreti-legge convertiti, come abbiamo già ricordato. Le risorse, in un transitorio perenne, sono assegnate con decreti non aventi natura regolamentare, che fondano le loro basi normative su leggi risalenti nel tempo. Pertanto, se c’è un minimo di soddisfazione, che ovviamente si è rilevato anche dalle mie parole, credo che ne abbiamo motivo, avendo sbloccato una situazione risalente alla legge n. 800 del 1967.

È importante dare dei segnali – lo ribadisco – alla musica contemporanea e popolare, alla danza che non ha cittadinanza nelle norme. Il disagio di artisti italiani di fama internazionale come Roberto Bolle – è stato citato dalla collega Montevecchi – può trovare riscontro in quest’Aula. Noi abbiamo finalmente parlato di danza; abbiamo dato cittadinanza alla danza anche in quest’Aula.

Per quanto riguarda le fondazioni lirico-sinfoniche toccate in molti interventi e in particolare in quello del senatore Giro, che è stato complesso e pieno di sollecitazioni, evidenzio che il testo in realtà non modifica il quadro, ma prosegue con energia su una strada segnata da anni, e da ultimo con l’intervento d’urgenza nel decreto sugli enti locali, convertito nella legge n. 160 del 2016. Le risorse destinate in quota Fondo unico per lo spettacolo (FUS) sono oggi poco più di 180 milioni di euro, a cui si aggiungono 20 milioni straordinari assegnati dalla legge di bilancio per il 2017 e anche dal milleproroghe del 2017. Si tratta quindi di interventi importanti e chi ha detto, anche in questo dibattito, che non c’è alcuna discontinuità e non ci sono interventi significativi nella cultura, per quanto riguarda sia il patrimonio culturale che le attività culturali, dovrebbe un po’ guardare le cifre, perché la situazione è ben diversa.

Vorrei esprimere poi qualche parola sulla preoccupazione espressa negli interventi dei senatori Giro e Bocchino, sull’accentramento di poteri in capo al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. A questo proposito, colleghi, vi suggerisco una diversa lettura del disegno di legge. La previsione di un organismo – ci si riferisce al consiglio superiore dello spettacolo – con rappresentanti di diverse anime, delle categorie e di tutte le varie arti con il compito di valutare gli effetti delle misure previste sullo sviluppo del settore, dovrebbe essere una garanzia di dialogo costruttivo tra il Ministro e gli operatori, assicurando anche un collegamento con le Regioni attraverso il rappresentante della Conferenza unificata. Vi invito quindi a leggerlo nella dimensione che ha e darei l’interpretazione autentica del consiglio superiore dello spettacolo. Si esce da una logica burocratica per puntare a una logica di sostanza, dove, in presenza di poteri marcati di indirizzo politico, ma anche di luoghi di dialogo e verifica dei risultati, si possano maturare scelte adeguate per lo sviluppo del sistema. Ci sarà un coinvolgimento di tutti i soggetti dello spettacolo e questo mi sembra un elemento molto importante e anche molto significativo del provvedimento.

Ho ascoltato con attenzione l’intervento del senatore Tosato, che desidero rassicurare. Concordo sull’esigenza di non fare delle fondazioni lirico-sinfoniche -utilizzo l’espressione del senatore stesso – di tutta l’erba un fascio. Nel solco dell’esperienza degli ultimi anni, i regolamenti di delegificazione e i nuovi criteri di riparto del FUS per le fondazioni seguono una logica volta a distinguere tra le realtà virtuose e quelle problematiche per avere così la certezza delle risorse destinate annualmente.

Rilevo allora l’importanza – e invito i colleghi anche i gruppi politici a tenerne conto – del fatto che abbiamo necessità di rigore per distinguere tra le realtà virtuose e quelle più problematiche, con le conseguenze che ciò comporta. Non è però questo un invito a distruggere, quanto un modo per stimolare in senso positivo.

Concordo altresì con il senatore Tosato sul fatto che le situazioni di deficit sono dovute anche all’incidenza dei tagli. Sappiamo tutti che, nel corso degli anni, si è tagliato molto sulla cultura ed è perciò evidente che l’inversione di tendenza che abbiamo ora innestato non è ancora sufficiente. Le situazioni di deficit ci sono ancora e per tale ragione ritengo necessario prestare molta attenzione affinché si possa ripartire da una situazione meno tragica rispetto a quella che attualmente abbiamo tenuto.

Il senatore Compagna si è posto il problema delle competenze del Ministro dei beni e della attività culturali e del turismo, presente oggi in Aula. A differenza di quanto detto dal collega, ritengo ci sia stata una positiva evoluzione culturale in questo senso. Il senatore Compagna ha detto, con il suo modo espositivo sempre interessante da ascoltare, che tutto sommato il Ministero si deve occupare soltanto di beni culturali e non di attività culturali. Ritengo invece che ci sia stata un’evoluzione culturale positiva in tal senso, che ben vede all’interno di un unico Ministero le competenze relative al mondo dei beni culturali e, quindi, alla tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio storico della Nazione, e lo sviluppo complessivo delle attività culturali, che si coniugano bene anche ai luoghi dell’arte e che, attraverso gli spettacoli, possono avere una valorizzazione maggiore. È uno dei cavalli di battaglia del ministro Franceschini, che io condivido a pieno; i luoghi dell’arte diventano ancora più fruibili con le attività culturali.

A tal proposito trovo utile che il Ministero debba occuparsi anche di turismo. Sono proprio in un’altra logica, senatore Compagna. Il turismo culturale è infatti – e sempre più deve essere – elemento trainante del settore. Vedo pertanto un’armonia di funzioni nell’attuale assetto del Ministero, che ben risponde al dettato costituzionale dell’articolo 9 della Costituzione che – non a caso – abbiamo richiamato nei principi del provvedimento al nostro esame. Non abbiamo messo a caso il riferimento all’articolo 9, che voglio qui ricordare: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». È un unico articolo e, quindi, il riferimento all’attuale organizzazione del Ministero mi sembra assolutamente utile.

Il senatore Panizza ha parlato a lungo condividendo l’impostazione del provvedimento e riportando in Assemblea tanti temi affrontati in Commissione, anche in sede di audizione, relativi alla necessità di favorire, quanto meno con le stesse detrazioni, una sensibilità maggiore nei confronti di queste attività; una richiesta questa che dovrebbe essere rivolta non al ministro Franceschini, ma a quello dell’economia e delle finanze. Tali detrazioni dovrebbero applicarsi a tutte le famiglie che vogliono che i figli seguano attività culturali e corsi, che vanno dalla musica alla danza e anche al terzo settore. Vorremmo quindi che ci fossero le stesse detrazioni che si applicano al mondo dello sport nell’ambito delle rispettive attività. Credo che questa vicenda debba essere ben verificata e calcolata, per dare finalmente alle famiglie questo supporto, anche con l’accesso delle associazioni alla misura del 2 per mille. Non dispero che nella prossima legge di stabilità possa esserci una particolare attenzione a questo tema, che tanto inciderebbe sulla vita delle famiglie e degli operatori del settore.

Signor Presidente, mi avvio a concludere. Il senatore Conte ha sottolineato un aspetto importante. Condividendo l’impostazione della norma, il collega ha evidenziato la necessità per i soggetti dello spettacolo di operare in rete, garantendo minori costi e puntando a una maggiore qualità delle produzioni, e ha rivolto la sua attenzione al tema dei rapporti di lavoro nel mondo dello spettacolo e alla necessità di dare dignità al lavoratore nella retribuzione e nelle tutele. Questo aspetto sottolineato dal collega mi trova assolutamente concorde.

Tra l’altro, di questi aspetti ha trattato anche la senatrice Blundo, che ha collaborato molto con noi, mostrando sensibilità agli aspetti legati ai rapporti di lavoro nel mondo dello spettacolo, e cioè alla necessità di dare dignità alla retribuzione nel mondo del lavoro, con un intervento importante. Tutta la Commissione è stata molto sensibile a questo aspetto e la delega prevista sarà molto importante. Condivido la preoccupazione e anche la sollecitazione della senatrice Blundo che, oltretutto, ha avuto un approccio molto costruttivo durante l’esame in Commissione per far sì che nel testo fosse compresa anche la disciplina dell’insegnamento nelle scuole di danza – ancora la danza – a garanzia delle famiglie e dei bambini. Gli operatori dovranno avere determinate caratteristiche e il Governo è delegato a occuparsi di questo.

Il senatore Bocchino si è soffermato su un punto importante di cui spesso si discute nel dibattito sia in Commissione che in Assemblea. Egli ha parlato di criticità con riferimento al rapporto tra pubblico e privato nel sostegno al settore, che è stata una parte importante del suo intervento. Penso che, data la preoccupazione riferita alla sostituzione dell’intervento pubblico con quello privato, lasciando le attività di spettacolo al libero mercato, il disegno di legge introduce semmai delle garanzie, a cominciare dal richiamo, tra i principi generali, a disposizioni della Costituzione. Non avremmo mai richiamato la Costituzione se non ritenessimo che ci debbano necessariamente essere un assoluto supporto e una presa in carico da parte dello Stato della Repubblica italiana e di tutte le sue articolazioni – mi riferisco a Regioni e Comuni – delle attività legate alla cultura.

Il disegno di legge in esame apre a una logica collaborativa tra i diversi livelli di governo e a una sinergia tra l’intervento pubblico e quello privato, che certamente riteniamo utile. Credo che nell’ambito della cultura ci debba essere un intervento privato, che deve però essere non sostitutivo, ma aggiuntivo. La nostra battaglia, che credo sia comune a tutti in quest’Assemblea e alle varie parti politiche, deve essere – e lo sarà – indirizzata ad avere sempre maggiori risorse pubbliche in questo settore. Ma accanto, ben vengano anche risorse private che, giustamente, come in molte altre parti del mondo, già rappresentano una parte importantissima del finanziamento. In questo senso, abbiamo proposto non solo l’estensione dell’Art bonus, ma anche la valorizzazione dell’associazionismo e il collegamento con il terzo settore (ossia con tutti quei soggetti che possono incrementare questo mondo e anche i finanziamenti e le risorse destinate al mondo della cultura).

Sempre il senatore Bocchino ha parlato con preoccupazione dello sconfinamento nelle competenze regionali. Qui ci sono sempre delle questioni aperte e anche la nostra storia recente ce lo dice. Il disegno di legge in esame – abbiamo fatto attenzione a questo aspetto – in realtà recepisce gli indirizzi della Corte costituzionale, compresi gli ultimi relativi alla cosiddetta legge Bray e alle deleghe della cosiddetta riforma Madia. Quindi, su questo penso che abbiamo risposto alle sue preoccupazioni.

L’intera impostazione cerca di creare una sinergia tra i diversi livelli di governo. Non c’è dubbio – lo si è detto anche con riferimento alle fondazioni lirico-sinfoniche – che i problemi più recenti sono dovuti anche alla perdita di risorse sul territorio, ma proprio per questo motivo l’intervento statale deve essere strettamente interconnesso a quello territoriale per un indirizzo unitario, per favorire il riequilibrio territoriale e – anche questo è molto importante ed era uno degli elementi che in molti interventi, anche in Commissione, la senatrice Petraglia ha ricordato – per verificare che ogni risorsa pubblica realizzi un impatto culturale e territoriale nel migliore dei modi. Questa riforma, quindi, tende a creare le premesse per un approccio di sinergia e leale collaborazione, l’unico – a mio avviso – che possa creare una discontinuità vera con il passato. Anche in questo senso credo che le preoccupazioni emerse siano legittime, ma ritengo che abbiamo risposto nel modo più credibile e più serio possibile.

La senatrice Montevecchi è stata protagonista del lavoro di Commissione con le sue proposte, con i molti emendamenti su cui abbiamo discusso. Il tema affrontato nel corso dell’esame in Assemblea è molto legato alle questioni delle fondazioni lirico-sinfoniche, un argomento sicuramente scottante anche se – come ho detto – in questo provvedimento non è centrale; si dice ben altro. Riconoscere il «ben altro» senza puntualizzare sempre tutto soltanto sulle fondazioni lirico-sinfoniche forse non è nemmeno sbagliato, ma voglio rispondere sulle questioni delle fondazioni. La lettura del disegno di legge impone una riflessione su come in effetti i problemi non siano molto cambiati prima e dopo la trasformazione in fondazioni con natura giuridica di diritto privato, che era uno degli elementi della riforma Veltroni di cui la senatrice ha parlato. E questo ci aiuta a focalizzare le strategie su un approccio totalmente diverso: rimettere in discussione nuovamente il modello potrebbe avere un costo elevato e non essere risolutivo. Non possiamo adesso tornare indietro e pensare di ripubblicizzare completamente le fondazioni dopo tutti gli anni in cui le stesse hanno fatto un loro percorso che, pur con mille problemi, è avvenuto in una logica innovativa e culturalmente avanzata. È una situazione ante 1997, non possiamo tornare indietro; non ha risolto il problema certamente, così come non lo ha risolto l’intervento del ministro Bondi richiamato – se non erro – dal senatore Giro.

Tuttavia, il disegno di legge, sulla base dell’esperienza maturata, rafforza l’azione di riorganizzazione in corso e introduce correttivi anche con riferimento alle responsabilità. In questo senso c’è stato un contributo della collega Montevecchi: abbiamo accolto taluni emendamenti – come mi sembra sia stato detto anche dalla collega – circa una maggiore responsabilità degli organi di gestione e dei sovrintendenti. È davvero importante, infatti, che il senso di responsabilità sia alla base della gestione delle fondazioni, avendo qualche volta lasciato un po’ a desiderare. Quindi, la scelta più saggia rispetto alle fondazioni, che in tutti gli interventi sono emerse, colleghi, signor Presidente, sarà andare avanti su questo percorso e auspicare uno sforzo ulteriore in termini finanziari per il rientro delle esposizioni debitorie. Come sappiamo, è uno dei nodi che il Ministro ha ben presente e vedremo come risolverlo. Nessun intento persecutorio si ha, quindi, nei confronti delle fondazioni; nessuna volontà di interferire nella loro progettualità tagliando risorse. Vi è, invece, una forte volontà di richiamare gli organi di gestione alla responsabilità e al rigore negli investimenti, che è ciò che talvolta è mancato. Tutto questo produrrà non certo un decadimento e si pone come condizione necessaria per un rilancio.

La crisi dei corpi di ballo, su cui diversi senatori sono intervenuti, e di cui tanto abbiamo parlato in Commissione e che ci stanno molto a cuore, indubbiamente deriva da una situazione complessiva poco sostenibile, che purtroppo ha condotto a scelte a radicali da parte di alcune gestioni di fondazioni. Confido che una nuova impostazione possa aiutare a riconsiderare all’interno delle varie fondazioni tali scelte, forse a suo tempo obbligate, e ricordiamo dei soggetti significativi che lo hanno voluto.

Riguardo all’impegno del Governo sulla cultura, mi pare incontrovertibile che ci siano stati investimenti che da anni non si facevano sia su questo settore – abbiamo reintegrato i bilanci delle fondazioni più volte in questo quinquennio – che sul personale non tanto delle fondazioni quanto più in generale del Ministero, naturalmente con una certa fatica, ma con una prospettiva che non può che far pensare a uno sviluppo complessivo.

Il senatore Marin, molto criticamente, ha detto che tutto sommato il provvedimento non apporta grossi cambiamenti. Mi rendo conto che nella dialettica politica ci stia tutto, ma credo che con un po’ di sforzo si possano trovare le iniziative interessanti anche all’interno di un provvedimento come quello in esame. E la sua approvazione è importante non perché io pensi, evidentemente, che l’approvazione di un quadro organico di regole possa cambiare il mondo, ma perché una buona risposta legislativa, con strumenti efficaci, può essere d’aiuto ad avviare il cambiamento.

Il senatore Marin parla di un eccesso, finanche di un abuso della delega legislativa, un tema emerso nel dibattito. Ma nel caso di specie mi sembra di poter respingere siffatta osservazione, perché in fondo abbiamo introdotto sei articoli di normazione diretta nel testo. E bisogna ricordare che partivamo dall’articolo 34 del disegno di legge n. 2287-bis sul cinema e sullo spettacolo e da quell’unico articolo, mantenendo il collegato, abbiamo derivato sei articoli di normazione diretta, introducendo l’ampia e analitica serie di principi e criteri direttivi: direi che questo era il massimo che potessimo fare in un collegato.

Ringrazio quindi il Ministro per aver consentito al Parlamento di svolgere veramente un grande lavoro, accogliendo tutte le nostre osservazioni e proposte. Su questo credo ci sia stata una certa sintonia che ha prodotto anche buoni risultati.

Naturalmente ringrazio le colleghe, tutte donne, che sono intervenute: le senatrici Ferrara, Fasiolo, Idem, Pezzopane e Granaiola, le quali, trattando aspetti diversi, hanno reso molto ricco il dibattito, che si è svolto con una modalità che personalmente ho trovato di grande soddisfazione. Credo, però, che siano interessanti anche le sollecitazioni venute, perché non si parla molto spesso di cultura in quest’Aula e, quindi, forse non è male se qualche volta, quando se ne parla, anche noi cerchiamo di prestare un’attenzione maggiore.

Le colleghe, ciascuna in modo diverso, hanno offerto, nei loro interventi, vari spunti per l’ulteriore sviluppo del settore, cogliendo bene l’obiettivo che qui si voleva raggiungere, ovvero predisporre, signor Presidente, un provvedimento organico sullo spettacolo, che portasse a prospettive di sviluppo del settore, considerando – come dice la senatrice Idem – che la cultura non è un bene di lusso, ma una materia prima di cui non possiamo fare a meno per plasmare il nostro futuro. Usando le parole della senatrice Ferrara, possiamo dire che, in fondo, quello che abbiamo fatto e stiamo facendo è dare una risposta a quanti credono che il diritto alla cultura e al patrimonio culturale sia un diritto intangibile di tutti i cittadini. Ringrazio quindi la senatrice Ferrara perché credo che in questa affermazione si racchiuda il senso del provvedimento.

Vorrei anche ringraziare tutti i colleghi, perché mi hanno aiutato a cogliere tanti aspetti del disegno di legge, dando un grosso contributo. Abbiamo lavorato ulteriormente agli emendamenti per poter esprimere i pareri sulla base del dibattito che qui c’è stato e adesso siamo pronti a esaminarli in modo tale da poter dare il prima possibile la luce al provvedimento. (Applausi dal Gruppo PD).

Dario Franceschini:

Signor Presidente, ringrazio la relatrice che con la sua replica compiuta – che sottoscrivo integralmente – mi consente di essere molto breve, anche perché questo provvedimento è davvero di natura parlamentare. Sapete che è partito come collegato al disegno di legge sul cinema, poi è stato stralciato da quel provvedimento e ha iniziato un iter che lo ha profondamente arricchito e cambiato, facendolo diventare un provvedimento che – come dicevo – è di natura parlamentare. Di questo ringrazio la relatrice per il lavoro che ha fatto, ma insieme a lei ringrazio tutta la Commissione.

Siamo agli ultimi mesi di questa legislatura e sono convinto che nel settore della cultura siano state fatte molte cose importanti. Voglio dirlo, a scanso di equivoci, che non vengo qui a rivendicare meriti, perché tutte le cose che sono state fatte sono il frutto di un lavoro parlamentare molto intenso. Anche con riferimento agli atti amministrativi con i quali è stata attuata la riforma dei musei, devo dire che si è trattato di provvedimenti derivati da norme che il Parlamento ha voluto approvare, spesso con una maggioranza più larga di quella parlamentare. Io faccio parte di quelli che pensano che quando la maggioranza su un provvedimento riesce ad allargare i propri consensi non è motivo di imbarazzo, ma è motivo di successo dell’intero Parlamento. Così è successo sul decreto-legge che ha introdotto l’Art bonus, con cui finalmente il rapporto tra pubblico e privato viene ulteriormente integrato, ed è accaduto anche sul disegno di legge sul cinema, altro provvedimento approvato con una maggioranza più ampia di quella parlamentare, e spero che ciò possa avvenire anche oggi.

Ho ascoltato bene le preoccupazioni del senatore Giro e vorrei tranquillizzarlo: non mi sogno e non mi sognerò mai di fare un paragone (anche perché non bisogna mai farlo in prima persona) tra quello che ha fatto questo Governo, o i due Governi in cui ho fatto il Ministro dei beni e delle attività culturali, e i precedenti. Ogni provvedimento è frutto del lavoro degli altri, compreso il fatto che alcuni incentivi, come l’Art bonus, sono stati inseriti nel nostro ordinamento dopo che sono state fatte numerose battaglie da Governi precedenti di diverso colore.

Il dibattito è stato interessante – anche se l’ho dovuto leggere dal Resoconto stenografico – e mi scuso per non essere stato presente. Mi rivolgo alla senatrice Montevecchi che era preoccupata: non è stato uno sgarbo nei confronti dell’Assemblea, ma ero a Corfù in una bilaterale Italia-Grecia con il presidente del Consiglio Gentiloni Silveri e numerosi altri Ministri esattamente quella mattina e una parte di quell’incontro bilaterale era dedicato ai temi della cultura.

Per le fondazioni lirico-sinfoniche – mi rifaccio alle parole della relatrice e ricordo che dell’argomento se ne è occupato il senatore Tosato – la norma proroga al 31 dicembre 2019 il termine entro il quale le fondazioni devono adeguarsi ai nuovi parametri previsti dal decreto in materia di delegificazione su cui stiamo lavorando. Penso che in questo modo potremo concretamente intervenire. Il Parlamento, peraltro, ha aumentato anche recentemente le risorse alle fondazioni lirico-sinfoniche, ma a condizione che vengano introdotti meccanismi virtuosi: non si premia chi spende molto, ma chi gestisce bene. I primi passi da questo punto di vista sono stati fatti e saranno compiuti proprio in base alla legge.

Senatrice Blundo, il tema della tutela dei lavoratori è presente ed è uno dei punti della legge. È prevista una delega sul riordino delle disposizioni in materia di lavoro. Anche il tema generale della delega ha generato preoccupazioni, ma ricordo che le due cose stanno insieme: delegificare con provvedimenti amministrativi, ministeriali o legislativi consente di non irrigidire le norme in una situazione sempre in evoluzione. Non è una presa di potere da parte del Ministero o del Ministro, tanto più che ci sono le elezioni politiche all’inizio del prossimo anno e, quindi, vedremo chi le vincerà, che Governo si formerà e chi sarà Ministro. Quindi, non sarà sicuramente questo Governo o questo Ministro ad utilizzare la delega che il Parlamento concede in materia di spettacolo (data l’analiticità delle cose che si devono fare, credo sia fondamentale scegliere questo strumento). […]

Mi pare che nel provvedimento ci siano molte cose buone e innovative come i meccanismi virtuosi e la possibilità di distinguere le fondazioni lirico-sinfoniche dal resto del Fondo unico per lo spettacolo (FUS), il riordino del settore della danza, il sostegno all’internazionalizzazione, a settori nuovi come la musica popolare e contemporanea e – su richiesta parlamentare – i carnevali e le rievocazioni storiche, tutti settori che non c’erano nel precedente FUS. Come è stato fatto dal Parlamento nella legge sul cinema, il 3 per cento viene destinato all’attività formativa e, quindi, alle scuole. Ho già detto dei rapporti di lavoro e c’è poi il tema dell’accessibilità alle persone con disabilità e dell’incremento significativo delle risorse. Non è ciò che vorremmo, ma abbiamo chiuso da tre anni la stagione dei tagli al Fondo unico per lo spettacolo. Oggi le risorse al cinema – che faceva parte del FUS mentre oggi non ne fa più parte – e allo spettacolo dal vivo aumentano in misura davvero molto consistente. Sono poi stati confermati 4 milioni, per il terremoto, che costituiscono un altro segnale importante.

Desidero poi rispondere alla domanda che veniva posta in tutti i dibattiti parlamentari: l’Art bonus ha funzionato? Informo con piacere l’Assemblea che ormai siamo arrivati a circa 180 milioni di euro di donazioni e a oltre 3.500 donatori tra imprese e privati. L’Art bonus è stato introdotto nel nostro ordinamento come misura temporanea per il 65 per cento per i primi due anni e per il 50 per cento per il terzo anno e solo per interventi sul patrimonio. Via via è stato reso permanente, per volontà parlamentare, e allargato ai musei, alle fondazioni lirico-sinfoniche e ai teatri di tradizione. In questo provvedimento si adotta una misura sacrosanta perché non aveva senso che utilizzasse l’Art bonus e, quindi, il contributo di privati con un’agevolazione fiscale chi si occupava di musica sinfonica o di lirica e non invece chi fa teatro o prosa. Con il provvedimento viene esteso alle istituzioni concertistiche orchestrali, ai teatri nazionali, ai teatri di rilevante interesse culturale, ai festival e alle imprese e ai centri di produzione teatrale di danza, ai circuiti di distribuzione senza scopo di lucro che svolgono attività nel settore dello spettacolo. È un modo forte di aiutare perché l’aiuto è in forma diretta attraverso il FUS e in forma indiretta incentivando i contributi dei privati, imprese o cittadini che siano.

Mi pare che il provvedimento sia veramente innovativo. Vi ringrazio e spero davvero che anche questo provvedimento possa avere un voto più largo di quello della sua maggioranza. (Applausi dal Gruppo PD).

 

Tra gli interventi più interessanti che si sono susseguiti, senza dubbio quello della senatrice Montevecchi, in difesa del suo emendamento 2.206.

 

Michela Montevecchi: Signor Presidente, l’emendamento 2.202 chiede di introdurre dei meccanismi di prevenzione e contrasto alle vendite non autorizzate dei biglietti di ingresso, il cosiddetto problema del secondary ticketing, e in particolare chiede di prevedere delle misure efficaci volte alla tracciabilità degli stessi. In merito alla questione ci sono stati incontri pubblici e dibattiti, all’interno dei quali è emersa la possibilità di avere dei software, che sono al momento utilizzati, ad esempio, da una società di Modena, per la rintracciabilità e tracciabilità del biglietto. Si tratta di software che permettono di monitorare e contrastare, se non di neutralizzare, la brutta pratica del secondary ticketing.

Tengo particolarmente poi all’emendamento 2.206 perché esso torna sul discorso delle fondazioni lirico-sinfoniche. Richiamo qui l’attenzione della relatrice e del Ministro, perché nelle loro repliche hanno detto che con questo testo si è fatto molto per le fondazioni lirico-sinfoniche per cercare di introdurre dei correttivi alla mala gestio di tali fondazioni. A nostro avviso non si è fatto abbastanza. Ringrazio la relatrice per aver accolto l’emendamento del Movimento 5 Stelle che prevede l’individuazione delle responsabilità gestionali tra i criteri per erogare i contributi. Nonostante però tale accoglimento, ancora non si è fatto abbastanza perché, per esempio, non si prevede una sorta di Daspo per i sovrintendenti che nel corso degli anni hanno ampiamente dimostrato di non essere in grado di gestire le fondazioni lirico-sinfoniche.

Non faccio i nomi in quest’Aula, ma chi è del settore sa benissimo che mi riferisco ai soliti noti che, per nomina ministeriale, vanno ad occupare il posto di sovrintendente con un giro di valzer da una fondazione all’altra, passando, per esempio, da Bari a Roma o da Roma a Verona.

Chiedo allora al Ministro di fare un atto di coraggio e rompere con un sistema che tutti sappiamo è stato deleterio per la gestione delle fondazioni ed esprimere parere favorevole – la stessa preghiera la rivolgo alla relatrice – all’emendamento 2.206 che prevede delle misure semplicissime, che non abbiamo inventato noi, ma che rispondono a richieste che arrivano da chi vive il mondo delle fondazioni lirico-sinfoniche in tutti i suoi settori.

L’emendamento propone di far venir meno la nomina dei sovrintendenti, selezionandoli invece con bandi pubblici, anche internazionali, permettendo la consultazione pubblica del curriculum dell’aspirante candidato. Esso prevede inoltre l’assenza di interessi di qualsiasi natura per tutte le cariche apicali. Quando il Ministro avrà interrotto la sua conversazione con il senatore Zanda, continuerò il mio intervento perché se, eventualmente, dovrà cambiare il parere, vorrei capire sulla base di cosa lo farà. Sono comunque paziente.

L’emendamento prevede bandi pubblici anche internazionali. Ministro, visto che lei ha introdotto tale procedura per la selezione dei direttori dei musei, non vedo perché non dovremmo avere all’interno delle fondazioni lirico-sinfoniche dei sovrintendenti selezionati con bandi pubblici anche internazionali. Non capisco perché ci si ostini invece a voler fare nomine politiche; a pensar male “ci si piglia”.

L’emendamento richiede poi l’assenza di interessi di qualsiasi tipo. Sa bene, infatti, Ministro, che all’interno di alcune fondazioni abbiamo avuto e, forse, abbiamo ancora, direttori artistici che hanno qualche con titolarità nelle agenzie teatrali. Perché non prevedere allora l’assenza di conflitti per le figure apicali?

Si richiede inoltre quello che io ho soprannominato il Daspo per i sovrintendenti; quando si è manifestata incapacità nella gestione di una fondazione, non si può essere nominati in un’altra, ma si è lasciati liberi di andare a svolgere attività altrove.

Credo che questo sia il minimo sindacale indispensabile per dare un messaggio di serietà a chi vive in quel mondo, che oggi sta pagando. Infatti, c’è da dire che chi oggi sta pagando la mala gestio nelle fondazioni non sono gli organi apicali, non è il Moloch amministrativo (anche qui c’è un problema di moltiplicazione delle cariche amministrative, perché a pensar male si commette peccato, ma ci si azzecca). Chi oggi sta pagando sono non coloro che vengono parcheggiati nelle fondazioni, ma le masse tecnico artistiche. Vorrei ricordare a tutti che in una fondazione lirico sinfonica la massa artistica è il cuore, perché senza gli orchestrali, i danzatori e i tecnici lo spettacolo non si fa. Non è il sovrintendente che sale sul palco come one man show. Quindi, signor Ministro, la prego veramente di riflettere su questo. Noi le stiamo dando una grande opportunità con questo emendamento.

Signor Presidente, rubo ancora poco tempo per illustrare l’emendamento 2.212, con cui chiediamo – anche in questo caso – un riordino della normativa per le scuole di formazione dei teatri nazionali e l’introduzione di criteri specifici per rendere un po’ più trasparenti le assegnazioni di certi incarichi apicali e assicurare un turnover che forse non è proprio adeguato a questo mondo. (Applausi dal Gruppo M5S).

 

AGGIORNAMENTO

Il 20 settembre l’Assemblea ha approvato il ddl n. 2287-bis, con il nuovo titolo “Disposizioni in materia di spettacolo e delega al Governo per il riordino della materia”. Il testo, collegato alla manovra di finanza pubblica, passa alla Camera dei deputati.

Noto come codice dello spettacolo, il ddl si compone di sette articoli. L’articolo 1 detta i princìpi; l’articolo 2 conferisce deleghe al Governo per il riordino della normativa e la predisposizione del codice dello spettacolo; l’articolo 3 istituisce il Consiglio superiore dello spettacolo; l’articolo 4 reca disposizioni finanziarie per l’incremento del Fondo unico dello spettacolo (FUS) e per misure in favore di attività culturali nei territori colpiti dal terremoto; l’articolo 6 prevede la clausola di salvaguardia per le autonomie speciali; l’articolo 7 rimodula la tempistica del processo di risanamento e rilancio delle fondazioni lirico-sinfoniche.

Nella seduta antimeridiana si è conclusa la votazione degli emendamenti e degli ordini del giorno: sulla controversa questione delle attività circensi e degli spettacoli viaggianti è stato approvato l’emendamento 2.800, presentato dalla relatrice, che prevede il progressivo superamento dell’utilizzo di animali. Sono stati accolti, inoltre, gli emendamenti 4.700 e 5.700, richiesti dalla Commissione bilancio, che specificano la copertura finanziaria degli stanziamenti per i territori colpiti da eventi sismici e per gli incentivi fiscali.

Oggi pomeriggio hanno svolto dichiarazione di voto favorevole i sen. Panizza (Aut), Conte (AP) e Marcucci (PD) i quali hanno ricordato il lavoro di approfondimento e di integrazione svolto in Commissione e hanno richiamato in particolare lo scorporo delle fondazioni lirico-sinfoniche dal FUS, la ridefinizione dei criteri di accesso al Fondo, l’estensione dell’art bonus (credito d’imposta del 65 per cento) a tutte le forme di spettacolo. Sebbene il Gruppo non condivida l’orientamento contabile e mercantile in materia di attività lirico-sinfoniche, e abbia perciò sostenuto gli emendamenti di SI-Sel, il sen. Gotor (Art.1-MDP) ha annunciato voto favorevole al complesso del provvedimento e ha espresso particolare apprezzamento per la norma sull’accesso delle persone con disabilità. Hanno annunciato l’astensione i sen. Michela Montevecchi (M5S), Giro (FI-PdL) e Liuzzi (GAL). M5S ha evidenziato la mancata soluzione dei problemi relativi ai lavoratori dello spettacolo e la timida norma sulla registrazione SIAE, mentre ha manifestato apprezzamento per l’approvazione di un emendamento del Gruppo che preclude ai sovrintendenti responsabili di cattiva gestione la nomina a ruoli affini. FI-PdL avrebbe preferito il varo di una legge organica, in luogo di una delega che necessita di decreti attuativi, e avrebbe caldeggiato una soluzione più efficiente in materia di fondazioni lirico-sinfoniche. GAL ha criticato l’accanimento di gruppi animalisti estremi contro le comunità circensi e ha invitato il Governo ad esercitare la delega con equilibrio e discernimento. Il sen. Giovanardi (FL) ha manifestato perplessità sul compromesso raggiunto in materia di attività circensi, rilevando la vaghezza e la difficile applicabilità della norma. Hanno dichiarato voto contrario al provvedimento i sen. Alessia Petraglia (SI-Sel) e Iurlaro (ALA). La sen. Petraglia ha ricordato che i tagli alla cultura sono stati realizzati anche nell’attuale legislatura e ha criticato le scelte liberiste in materia di attività lirico-sinfoniche (esuberi, precarizzazioni, esternalizzazioni non hanno risanato le fondazioni, che dovrebbero essere pubbliche); ha denunciato infine la mancanza di coraggio sull’eliminazione dell’uso di animali negli spettacoli viaggianti. Secondo il sen. Iurlaro il testo è carente e la sostituzione della consulta con il consiglio superiore dello spettacolo appesantisce la procedura di accesso ai fondi.

Le scuole flessibili

La sottosegretaria Angela D’Onghia ha risposto ieri in VII Commissione del Senato all’interrogazione 3-03894 presentata dalla senatrice Enza Blundo (Movimento 5 stelle).

La sottosegretaria ha precisato che nella scuola secondaria, e segnatamente nei licei musicali ordinamentali istituiti a partire dal settembre 2010, non esiste limite alcuno nei confronti delle diverse tipologie di strumento, come invece accade per le classi della scuola media ad indirizzo musicale. Ha sottolineato infatti che le prove di ingresso previste dalla normativa vigente, atte a valutare le competenze necessarie all’accesso al liceo musicale, avvengono per qualunque strumento che gli studenti intendano suonare.

Dopo aver citato le previsioni dell’articolo 14 del decreto legislativo n. 60 del 2017, ha richiamato i contenuti della Secondo Rapporto – Monitoraggio sui licei musicali e coreutici effettuato dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, da cui emerge che presso l’insieme dei licei musicali italiani sono presenti sostanzialmente tutti gli strumenti musicali che sussistono anche nelle istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM).

Ha rammentato infatti che l’insegnamento di strumento musicale, prevedendo la lezione individuale, permette la nomina di docenti incaricati annuali (o utilizzati dalle scuole medie se di ruolo) per le sole ore di insegnamento effettivamente necessarie. Tale flessibilità organizzativa, non presente nelle istituzioni AFAM, permette così ad ogni liceo musicale di rispondere a tutte le richieste di specificità strumentali che giungono dal territorio. Inoltre, proprio perché ogni liceo musicale deve tener conto anche della dimensione della musica d’insieme, accade spesso che proprio gli strumenti meno diffusi sono quelli che, in caso di esubero di domande di accesso al liceo musicale, hanno maggiore possibilità di essere accolti.

Ha chiarito altresì che per la formazione dell’orchestra sinfonica o di molte altre tipologie di gruppi di musica da camera e di insieme è fondamentale la presenza di specifici strumenti che, pertanto, se presenti alle prove di accesso, vedono favorito il superamento delle stesse perché ogni liceo musicale contingenta il numero di alunni per ogni strumento così da favorire la musica d’insieme.

Quanto alla proposta di istituire un organismo super partes di coordinamento nazionale, ha segnalato che già oggi, ai sensi dell’articolo 13, comma 8, del decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2010, ogni liceo musicale ha in essere una particolare convenzione con una istituzione AFAM, agevolando in tal modo la diffusione di tutte le specificità strumentali. Ciò anche in considerazione del fatto che il comma 1 dell’articolo 14 del citato decreto legislativo n. 60 del 2017 prevede che i licei musicali, coreutici e artistici possono rimodulare il monte orario complessivo. Ha affermato quindi che il ricorso alla quota dell’autonomia in capo ad ogni liceo musicale costituisce un valido strumento da utilizzare, anche con la realizzazione di percorsi in convenzione con le istituzioni AFAM per favorire la diffusione delle diverse specificità strumentali.

Per quanto concerne, infine, l’eventuale attribuzione ai conservatori del compito di monitorare, all’inizio di ogni anno scolastico, la situazione delle cattedre per ogni singolo strumento allo scopo di attivare tempestivamente i corsi mancanti, ha evidenziato che i dati sono già adesso immediatamente disponibili e pubblici grazie alle convenzioni e ai legami diretti esistenti tra ogni liceo musicale e l’istituzione AFAM di riferimento.

La senatrice BLUNDO (M5S) ha ringraziato il Governo per l’attenzione e la sensibilità manifestata sul tema. Anche alla luce di un incontro pubblico che si è svolto questa mattina in Senato, è emerso come il tema dell’Alta formazione artistica musicale e coreutica deve essere considerato in un’ottica complessiva. Il compito principale non può essere comunque affidato solo ai conservatori, i quali rappresentano una risorsa importante per interagire con i licei. Apprende peraltro con piacere che l’articolo 14 del decreto legislativo n. 60 del 2017 consente di rimodulare il monte orario. Ritiene altresì utile incentivare le possibilità di interazione dei provveditorati con i conservatori e si è dichiarata soddisfatta.

 

Questa una delle tabelle contenute (p. 308) nel Secondo Rapporto – Monitoraggio sui licei musicali e coreutici pubblicato nel 2016 a cura di Gemma Fiocchetta dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca: